NESSUN DORMA
Testo di Andrea Igor Largura
Un televisore acceso, di cui non si sente
l'audio perché coperto dalla musica jazz: pianoforte, tromba, piatti
spazzolati, di un vinile che suona sul vecchio giradischi, trasmette immagini
di tragedie dai telegiornali alternate a mediocrità di tribune politiche: i
filmati in Tv sono live e di repertorio.
Un uomo in divisa, pantaloni e camicia
sbottonata sotto la quale s'intravede la canottiera, mentre la giacca, la
cravatta e la visiera sono appoggiate su una sedia, si è addormentato sul divano
di fronte al televisore.
Un gattino, sul divano accanto all'uomo, gioca
col telecomando generando l'involontario alternarsi delle diverse immagini
televisive... finché il gioco finisce coll'inaspettato alzarsi del volume (che
ora copre il disco) il quale oltre a spaventare il gattino inevitabilmente
sveglia l'uomo di soprassalto.
L'uomo si alza dal divano abbottonandosi la
camicia.
Una mano toglie il telecomando dalle grinfie del
gattino battagliero, mentre l'altra gli fa un grattino sulla testolina.
La Tv si spegne. Sul nero si sente l'audio di
una porta chiudersi.
Silhouette dell'uomo in bicicletta, sullo sfondo
Firenze di notte. Una grande luna bianca
rischiara i tetti della città addormentata, avvolgendola d'una luce surreale
azzurrata.
Sulle note del brano
“Nessundorma”, solo strumentale, dall'opera Turandot di G. Puccini, vediamo
l'uomo, dalla collinare periferia giungere pedalando nel centro storico della
città, iniziare ad adoperarsi puntando qua e là una torcia in direzione dei
diversi monumenti, permettendoci così di intuire il suo mestiere di metronotte.
Il metronotte giunge infine
in Piazza della Signoria, dove nell'ombra nei pressi della fontana, sembra che
qualcuno lo stia aspettando.
È una statua incredibilmente animata: il Nettuno dell'Ammannati di solito presente nella
fontana per l'appunto.
Il Nettuno indicando il
campanile fa presente il ritardo al metronotte, il quale fa spallucce e una
smorfia come a dire “lo dici a me? E gli altri dove sono?”.
Vediamo sotto al loggiato
animarsi il Perseo del Cellini che schifato appoggia a terra la testa della
Medusa e si avvia verso gli amici.
Ora entrambi si guardano
interrogativi e l'ultimo arrivato, il Perseo, guardandosi prima intorno come a
cercare qualcosa fa un gesto inequivocabile rivolgendosi agli altri due come a
dire “dov'è quell'altro?”.
In primissimo piano la
faccia del colossale David di Micchelangelo si presenta trafelata e allo stesso
tempo idiota, la lingua penzoloni attraversa la città mentre a fianco del suo
orecchio sfrecciano i tetti ed in sottofondo risuona il frastuono della sua
corsa: TUMP – TUMP - TUMP.
I tre in piazza della
Signoria letteralmente sobbalzanti intravedono il David arrivare e non riescono
dal trattenersi al rimproverarlo con un'inequivocabile sguardo a corredo del quale
capeggia l'imperioso gesto di fare silenzio col dito davanti la bocca
socchiusa: SCHHHH.
Ora che ci sono tutti, la
comparsa di un mazzo di carte chiarisce le cose. Abitudinariamente sembra che
si intrattengano in partite di scopone scientifico le quali sovente terminano
all'alba.
Seduti in circolo sul
selciato, tra i quattro, la guardia e il Perseo hanno presto la meglio sul
Nettuno ed il David, il quale non brilla per acume e prontezza, lo si capisce
soprattutto dalla sua inettitudine nel fare i convenzionali segni del gioco per
comunicare al compagno le carte.
Alle prima luci dell'alba
(equivalente strumentale di: all'alba vincerò, vinceròòòò, vin-ceeee-ròòòò)
ognuno torna alla propria occupazione, ma su ciascuna delle facce dei giganti
di pietra ora inanimati è ben visibile lo stato d'animo del vincitore o del
vinto...
Ma il David come ci mostra
infine una lunga carrellata verticale a partire dai suoi piedi, porta in volto
l'espressione dell'ebete, di chi non ha capito ma è pur sempre felice.
The End
Andrea Igor Largura - tutti i diritti sono riservati - copyright - andreaigor.largura@virgilio.it
CARLITO
Testo di Andrea Igor Largura
Giardini pubblici in primavera, la natura rigogliosa è incorniciata dagli schiamazzi di gioia dei bambini in lontananza. Nei pressi della fontanella, rappresentata da un tenero putto di pietra immortalato nell'atto delle sue piu intime necessità, si è formata un'oasi felice, popolata da passerotti cinguettanti intenti a lavarsi nelle pozzanghere... ma ecco arrivare Carlito il terrore dei giardini, un carlino irascibile dotato di poca intelligenza.
Carlito piomba sulla scena con irruenza spaventando e allontanando gli astanti, il suo goffo portamento lo porta spesso ad esibire il petto in forma di prepotenza non rendendosi conto di essere solamente un piccolo cane. Carlito ora zampetta orgoglioso annusando qua e la, alla ricerca di un angolo per poter espletare il suo bisognino e cosi delimitare il territorio, portando a termine il suo scopo di conquista, ma una leggera brezza pare non gradisca la sua presenza.
L'angolo scelto da Carlito per fare il bisognino è nei pressi di una pozzanghera, sufficientemente vicino alla fontanella da riceverne i suoi schizzi, ora decisamente copiosi e dovuti alla leggera brezza che sposta il getto dell'acqua. Carlito alzando lo sguardo non puo fare a meno di esimersi dal suo imbarazzante acume, che lo porta inevitabilmente a ringhiare ed abbaiare al putto di pietra da lui deputato come unico responsabile, non sapendo nemmeno distinguere un oggetto inanimato da un essere vivente.
La cosa si rende ancora piu imbarazzante nel momento in cui, molto casualmente, la brezza cessa ad ogni invettiva di Carlito, esso allora sempre piu convinto del suo potere ringhia e si pavoneggia, ma ad un certo punto la brezza finisce definitivamente. Carlito si predispone al da farsi, con una certa baldanza assume la posa del bisogno e come se stesse fischiettando alza lo sguardo al cielo, la pozzanghera li nei pressi rispecchia lo spostarsi di alcune soffici nuvole che proiettano al suolo la propria ombra. Una delle ombre sembra ad un tratto non spostarsi, ma ingrandirsi come se qualcosa stesse piombando sulla scena dall'alto. Eh si, è un grosso pallone colorato che finisce dritto nella pozzanghera lì accanto provocando un onda anomala che investe Carlito, pietrificandolo a sua volta nella pudica posa del bisogno, fradicio e gocciolante Carlito non si capacita sbattendo gli occhietti perplesso... e ciò che non aveva ancora iniziato a fare, forse ora ancor piu stimolato dal freddo bagnato inizia copiosamente a sgorgare trasformandolo metaforicamente in una nuova e goffa fontanella.
Un'ultima scenetta conclusiva di coda vede il nostro Carlito alle prese col grande pallone. Lo punta ringhiando, scalpitante e non curante delle sue dimensioni, per poi lanciarsi all'assalto... la sua furiosa corsa si conclude rimbalzando addosso all'immobile pallone che lo proietta alla velocita della luce, lontano lontano...
The End
Andrea Igor Largura - tutti i diritti sono riservati - copyright - andreaigor.largura@virgilio.it
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